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A cavallo tra il IX e il III secolo a.C., la Toscana era abitata da una popolazione di cui le origini e la provenienza rimangono tutt’oggi un mistero, a causa delle mancanze di affinità degli Etruschi con altre popolazioni, sia a livello linguistico che di stili di vita; di questo popolo rimangono numerose testimonianze archeologiche, e le necropoli occupano una posizione rilevante in quanto ad interesse e turismo. Il loro territorio si estendeva tra i fiumi Arno e Tevere, e dagli insediamenti nel centro Italia la regione prese il nome di Etruria, che i romani trasformarono in Tuscia, da cui Tuscania e infine Toscana.
Ciò che è venuto alla luce durante i numerosi scavi archeologici ci racconta di una civiltà molto avanzata, soprattutto dal punto di vista sociale, che avvicina il popolo etrusco alla modernità: donne e uomini godevano infatti degli stessi diritti, un aspetto della vita che i Greci e i Romani criticarono duramente sulla base dei dettami delle rispettive società, fondate sul ruolo dominante dell’uomo e della limitazione della donna ai ruoli di moglie e madre. La donna etrusca, al contrario, godeva di piena libertà e autonomia: poteva uscire senza il marito, scegliersi gli abiti da sola, dedicarsi alla cura non solo dei figli ma anche della propria persona. Inoltre, riceveva un’istruzione, poteva avviare un’attività, avere una tomba propria e usufruire dell’eredità, ma non solo: aveva la facoltà di trasmettere ai figli il proprio cognome, assisteva alle cerimonie pubbliche, agli spettacoli, ai giochi sportivi e presenziava ai banchetti e ai simposi accanto al marito.
Tali banchetti erano famosi già all’epoca per rivestire un’importanza centrare nella società: le testimonianze storiche rivelano che gli Etruschi erano molto abili nell’arte culinaria, e vengono considerati i precursori di quei pasti luculliani tanto amati dai Romani. Più nel dettaglio, la dieta etrusca era basata soprattutto sull’utilizzo di carne, accompagnata da legumi, frutta e miele. Tra i vegetali venivano consumati per lo più bietole, porri, finocchi, rape, cardi, cipolle, fave, prugne, fichi e castagne. Ogni piatto veniva servito con dell’olio per condire mentre il pane, sebbene largamente utilizzato, veniva consumato senza sale. Del resto, anche oggi il tipico pane toscano è sciapo. Com’è ovvio, portate del genere non potevano non essere accompagnate dal vino, di cui pare che la quantità fosse abbondante e generosa.
Queste abitudini, probabilmente, spinsero i Romani a definire gli Etruschi obesi: Virgilio li descrisse come “pinguis Tyrrenus”, mentre Catullo “obesus Etruscus”; due differenti modi di esprimere lo stesso concetto.
Oggi, nell’area della Valdelsa, Volterra è sicuramente la città più importante di origine etrusca, e conserva intatto tutto il fascino dei tempi antichi.
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